L’amministratore delegato biancorosso già otto anni fa aveva intravisto il potenziale del futuro capitano
“Pessina mi piace molto, l’ho preso al Monza prima che fallisse. Il curatore fallimentare chiese 30mila euro, si sarebbe svincolato come tutti, io pagai comunque il giocatore 30mila euro e ci avevo visto giusto. Ora è uno dei più bravi della Serie A, un ragazzo bravissimo, mi spiace non sia più al Milan”. Parole di tre anni fa che oggi suonano come un incredibile gioco del destino. Otto anni fa Adriano Galliani portò al Milan un allora sconosciuto Matteo Pessina per appena 30mila euro.
Complice il fallimento del Monza, l’allora ad dei rossoneri decise di pagare una cifra “simbolica” per il centrocampista che poi girò in prestito la stessa estate del 2015 al Lecce. Dopo una lunga gavetta, oggi Pessina è il giocatore simbolo del Monza, essendo stato il primo nome in assoluto sul taccuino di Galliani dopo l’approdo in Serie A. Un cerchio che si è chiuso e una storia d’amore e riconoscenza che ancora oggi prosegue.