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Infantino: “Il calcio rischia la recessione. Ma abbiamo l’opportunità di riformarlo”

Il numero uno della FIFA ha parlato della situazione attuale nel calcio mondiale indicando anche la sua strada per il futuro, quando si potrà tornare a giocare

Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha parlato a La Gazzetta dello Sport anche di come il calcio potrà uscire dopo che sarà terminata l’emergenza sanitaria.

Il calcio verso la recessione?
Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute. Non è fantascienza, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici – sarà avvantaggiato chi ha gestito la propria “azienda” in modo sano – e ripartiamo. Non da zero, siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere irreversibile“.

Caso agenti: si va avanti?
Sì. Non si tratta di essere contro gli agenti, al contrario. Quest’anno avremo una legislazione chiara sui flussi monetari dei trasferimenti. Attuando quanto chiedono l’Ue, mondo politico ed economico, tifosi. Il calcio non è e non può più essere il Far West, dove non esistono regole. Il regolamento sugli agenti è solo parte di una riforma più ampia del sistema trasferimenti. Ogni estate circolano, a volte via paradisi fiscali, circa 7 miliardi di euro di trasferimenti internazionali. Il settore economico meno regolamentato al mondo. E ogni volta che polizia o finanza fanno controlli trovano qualcosa di strano. Anche gli agenti, in particolare quelli bravi e seri, trarranno molti benefici“.

Var: gran partenza, ora sofferenze nei tornei nazionali.
La Var è ormai indispensabile. Se usata come si deve, le critiche si placheranno. Può essere perfezionata, ma il fatto è che in alcuni paesi non rispettano il protocollo Ifab. È importante capire che la Var aiuta l’arbitro, e non che sia un altro a prendere le decisioni“.

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