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Accuse ingiustificate a Palladino

Si fa presto a salire sul carro del vincitore. Più difficile restarci quando le cose non vanno come ci si aspetta. A Monza è già cominciato il dopo Palladino. Nella più tipica delle tradizioni italiane, cominciano a serrarsi le fila di quanti sostengono che il Monza “non abbia un gioco”, “non tiri mai in porta”, “la squadra sia molle”.

Ridestiamo allora la memoria a quanti hanno mosso l’accusa di poco impegno alla squadra ieri sera. Partiamo innanzitutto dal possesso palla e dai tiri in porta. In tutto sono 8 a 7 per il Monza con almeno due clamorose palle gol sprecate da Gagliardini e Pessina sottoporta nella ripresa. Oltre al clamoroso palo di Maldini al 96′.

Aggiungiamoci il possesso palla: 58,4%a favore del Monza contro una delle squadre con il miglior palleggio in Italia.

E senza dimenticare che se nel primo tempo Lookman e Tourè per due volte si erano pericolosamente affacciati sulla porta monzese, Zerbin e Colpani erano comunque stati pericolosi con due incursioni: una centrale e l’altra laterale, di Colpani.

A tutto questo aggiungiamo che quando il Monza ha mostrato di avere difficoltà in fase di costruzione di gioco, Palladino ha fatto una delle sue mandrakate: dentro Valentin Carboni, Daniel Maldini e Lorenzo Colombo. Fuori Colpani e Djuric e Izzo, Zerbin spostato terzino sinistro, Maldini a rafforzare la catena di sinistra mentre Valentin Carboni a destra dava supporto a Birindelli, portando la giocata verso il centro.

In meno di venti minuti il Monza prima segnava e poi andava vicinissimo al pareggio. Alla faccia “dei rassegnati” “senza giuoco”.

Palladino nel frattempo, ricordiamo a quanti criticano, quest’anno ha fatto a meno di Rovella Sensi e Carlos Augusto, per la gran parte panchinari dove sono andati a giocare, mentre lo scorso anno con Palladino, erano protagonisti nella massima serie, attenzionati da Mancini e applauditi dal pubblico: sempre grazie al lavoro del tecnico biancorosso.

Quest’anno dopo un difficile inizio con un attacco asfittico, è riuscito a capitalizzare una selva di punti che di fatto l’ha portato a salvarsi a fine febbraio. È primo nella classifica di destra in un lento processo di maturazione. A Torino, tre settimane fa,  l’arbitro ha cambiato il volto della partita, ieri sera la sfortuna ci ha negato un pareggio che poteva starci, contro il Napoli senza l’intercessione di San Gennaro che ha battezzato tre miracoli, poi non più ripetutisi, vedi Empoli, il Napoli avrebbe portato via un pareggio.

Il tutto senza mai lamentarsi, confrontandosi a viso aperto contro qualunque  squadra: dal Milan alla Juve, che a Monza ha vinto per il famoso fattore C, detto anche corto muso.

In cambio quest’anno il Monza ha lanciato Birindelli e Andrea Carboni, Bondò – grande giocatore – Valentin Carboni e ultimo ma non ultimo il purosangue Daniel Maldini, della dinastia rossonera, e mettiamoci anche Akprò. Senza dimenticare Vignato, dai piedi buonissimi, rimasto fuori più di metà stagione.

Non parliamo poi del Papu Gomez.

Mancano cinque partite alla fine e dobbiamo ancora giocare contro il Lecce, cui rammentiamo il pareggio dopo aver preso venticinque tiri in porta e un gol in rovesciata annullato a Colombo, ma salvatisi grazie alla dea bendata, poi con la Lazio, Fiorentina,  Frosinone e la Juve.

A tutti i critici chiederei come se la passano a Torino, sponda Juve, o a Milano, sponda rossonera, dove i tifosi fischiano la propria squadra e – versante bianconero – sbadigliano da circa tre stagioni dopo aver speso centinanaia di milioni di euro.

Un po’ di contegno, su.

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