“Quando Silvio Berlusconi mi propose di lavorare con lui per realizzare la televisione commerciale in Italia, gli posi una sola condizione, che lui, un po’ stupito, accettò: che io potessi continuare a seguire il Monza a ogni partita, anche nelle trasferte, dovunque fossi e qualunque cosa stessi facendo. Il Monza è stato ed è la grande passione della mia vita, il grande legame con le mie radici, la mia terra, la mia infanzia e la mia mamma”.
“Da dove far ripartire la Brianza? Dai suoi punti di forza: un tessuto di 75mila imprese, per gran parte piccole e medie, che ne fa uno dei territori più avanzati d’Italia, che si confronta ogni giorno con l’Europa, ma che proprio per questo ha bisogno di godere delle stesse condizioni dei concorrenti stranieri. Quindi infrastrutture adeguate, una burocrazia più agile, una giustizia che funzioni in tempi accettabili, un livello di pressione fiscale che non scoraggi la crescita, un costo del lavoro alleggerito dal cuneo fiscale e un costo dell’energia competitivo”.
“Non mi piace fare promesse se non sono certo di mantenerle. Quello che posso impegnarmi a fare è una continua consultazione con i sindaci, con le categorie produttive, con il mondo delle imprese e del lavoro, per far sentire in Senato, ma anche con il governo, la voce della nostra provincia. Dico nostra perché qui sono nato e vissuto, qui ho fondato un’azienda, qui ho avuto con il Monza grandi soddisfazioni nella mia vita da dirigente sportivo”.