In un lunga intervista incentrata sul suo ruolo di allenatore il tecnico ha parlato anche della proprietà del Monza
Giovanni Stroppa ha rilasciato una lunga intervista a Il Nuovo Calcio analizzando il ruolo di allenatore e la sua evoluzione. Ma una domanda gli è stata fatta anche sui rapporti con la proprietà del Monza.
In questo momento lavori in una società importante con obiettivi ambiziosi. Come ti rapporti con la proprietà?
“Sono rimasto positivamente sorpreso dalla capacità di coinvolgermi, perché non è così scontato. Mi hanno reso partecipe delle decisioni, tutti i giocatori sono stati condivisi. Con Berlusconi all’inizio abbiamo giocato a fare la formazione, mi ha scritto a suo pugno la sua, che mi tengo ancora da parte. Con Galliani c’è un rapporto quotidiano straordinario, vuole sapere tutto, controlla tutto e vede tutto. Non lascia niente al caso. C’è un ottimo rapporto con Antonelli, è positivo che sia presente a tutti gli allenamenti. Pensare che Galliani e Berlusconi – i dirigenti che hanno vinto di più nella storia del calcio - mi abbiano scelto è un motivo di orgoglio non da poco. Ho una pressione positiva che mi fa dare il duecento per cento”.
Oltre al sistema hai cambiato anche le idee di gioco?
“No, quelle no. Ho cercato di mantenere gli stessi concetti, il 352 per me ha un’evoluzione più fluida, più dinamica. Mi dà la possibilità di lavorare molto bene in preventiva, di avere ampiezza e scaglionamento. Ma al di là di tutti i numeri, il mio concetto di fondo è quello di essere dominanti sul terreno di gioco”.
Cosa intendi per dominanti?
“Essere propositivi, avere coraggio, la gestione della palla e il palleggio, ma non il palleggio fine a se stesso, quello non mi piace. Deve essere adoperato per spostare gli avversari, si tratta di muovere la palla per creare superiorità numeriche, allora diventa fondamentale. E poi le marcature preventive: ho il possesso, faccio la fase difensiva e mi muovo in avanti, non faccio respirare gli avversari. Adesso si sente molto parlare dì costruzione dal basso, ma se una linea difensiva avversaria è alta si può superare pure in modo diretto, non contano i passaggi. Non ho un vincolo sul fare cento tocchi per andare a segnare. È questione di letture e di scelte”.