“Ero considerato il “cocchino” di Berlusconi, ma è una delle più grandi bugie in assoluto. In quei due mesi e mezzo al Milan da tifoso milanista fui chiamato per allenare in prima squadra e sembrava che avessi fatto il lavaggio del cervello al presidente, che ero il cocchino. Purtroppo questa cosa me la porterò sempre dietro ed è anche una cosa che in questo momento della mia vita condiziona anche il pensiero di molti dirigenti, presidenti o anche di qualche tifoso”.
“La chiamata al Monza? Il Monza non era ancora il Monza di Berlusconi e Galliani, mancavano tantissime cose, le strutture, i giocatori per poter vincere subito. L’anno dopo grazie a quel lavoro dove abbiamo messo le basi abbiamo stravinto un campionato e quindi i meriti non erano più del Brocchi allenatore ma di tutto ciò che girava intorno”.
“In quei due anni e mezzo mi sono legato tantissimo a Monza, ancora oggi quando vedo il Monza vedo qualcosa di mio dentro. In quello che ha il Monza oggi, c’è qualcosa che ho creato io all’inizio, le basi sono state messe. Magari io in quei due anni e mezzo non sono stato amato sempre da tutti, è l’unica cosa che mi a lasciato un po’ perplesso”.
“Perché ho dichiarato di essermi sbagliato a fidarmi di una determinata persona? Oggi dico che ho sbagliato a dire quella frase, nella vita si sbaglia. Se l’ho detta è perché ero in un momento di grande delusione, l’ho detta ma dovevo evitare perché i panni sporchi si lavano in famiglia”.