L’analisi de La Gazzetta dello Sport sui cambi tecnici nel nostro campinato
Quattro i tecnici di Serie A esonerati nelle prime dieci giornate: Mihajlovic (Bologna), Stroppa (Monza), Giampaolo (Samp) e Cioffi (Verona). Sarà un caso, ma tre sostituti su quattro — Thiago Motta, Palladino e ora Bocchetti — sono nipotini di Gasperini, di quel Genoa che esaltò un calcio offensivo, aggressivo e spettacolare. Motta è un po’ eterodosso, come ha scritto Alex Frosio sulla Gazzetta, ma l’imprinting è quello. Come se i club in difficoltà avessero deciso di puntare sul carattere irriducibile e sull’organizzazione di gioco dell’Atalanta, naturalmente adattata a nuove esigenze: la salvezza.
Gasp, e la sua scuola, non lasciano mai indifferenti: il gioco ha un’identità ben precisa, può piacere o meno, ma è “griffato”. La partenza di Palladino e Bocchetti è stata impressionante: il Monza ha conquistato tre successi di fila, mostrando sincronie di gioco e movimenti di chiara matrice “scientifica”, partendo sempre dal 3-4-3 (3-4-2-1) gasperiniano. Bocchetti ha perso con il Milan, ma non lo meritava: il Verona ha giocato una partita impressionante per atteggiamento, corsa, velocità. Se gioca così non c’è dubbio che si salverà, avendo anche una rosa di buona qualità. Gli effetti di Motta non si vedono ancora. In A, nel Torino, c’è anche l’allievo più fedele, Juric, e quanto vale s’è visto tra Verona e Torino. La domanda è: chi sarà il prossimo? Paro, Konko, Bovo, Biava, Suazo… la lista è lunga.
Scrive La Gazzetta dello Sport