Prima parte dell’intervista del nuovo attaccante biancorosso che ha lasciato il Verona dopo la sua miglior stagione
Se apre l’album dei ricordi, come quasi tutti, ha un paio di rammarichi professionali. Gianluca Caprari, però, non vive nel passato. Anzi, ama le sfide future. Per questo ha scelto l’ambizioso Monza di Berlusconi e Galliani. Scrive La Gazzetta dello Sport.
Caprari, iniziamo dal perché ha scelto il neopromosso Monza?
«Stroppa mi aveva scritto lo scorso anno, quando sono andato al Verona. Qualche settimana fa mi ha ricontattato ed è stato tutto veloce. Anche perché è intervenuto il direttore Galliani che mi ha spiegato il progetto del presidente Berlusconi. Decidere è stato semplice».
I numeri dicono che all’Hellas è esploso: 12 reti e 7 assist.
«A Verona ho trovato un gruppo fantastico e un modo di giocare che valorizzava le mie caratteristiche. Sono riuscito a fare quello che avrei dovuto anche negli anni precedenti».
Adesso però ha cambiato di nuovo maglia…
«In teoria dopo una stagione come la scorsa non sarebbe stato giusto muoversi, ma se ti cerca una società come il Monza, con un presidente, un direttore e un allenatore così, dire di no è impossibile».
Qual è stato il primo impatto con Galliani?
«Mi ha parlato dei Palloni d’Oro che ha avuto al Milan, da Shevchenko a Kakà. Ammetto che ho avuto un po’ di soggezione».
Finora siete la società che ha comprato più italiani. Un bel segnale anche per il nostro calcio che vuole rinascere.
«Avere tanti italiani è importante perché si crea un gruppo sano e non frazionato in “mini gruppetti” come negli spogliatoi dove ci sono diversi stranieri. Anche a Verona c’erano parecchi italiani e non a caso abbiamo fatto bene».
Tra i suoi nuovi compagni chi l’ha impressionata di più?
«Sensi e Pessina sono giocatori importanti».