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La rincorsa infinita di Galliani: a Perugia affonda un modesto Monza

L’ad biancorosso in tribuna ha sofferto nel vedere la sua formazione in campo a Perugia mentre arrivavano i risultati delle altre

Di sicuro, quel che gli è passato per la testa, è stato un continuo andare e tornare, con la memoria, a quel maggio tricolore del 1999. Allora, sempre a Perugia, Adriano Galliani, reduce da una smagliante cura dimagrante, stretto in tribuna tra Ariedo Braida e il figlio Gianluca, provò a soffocare entrambi nell’abbraccio finale che assegnò al Milan lo scudetto dopo la volata punto a punto con la Lazio di Vieri e Nesta. Scrive Franco Ordine sul Corriere dello Sport.

Ieri sera, in quella stessa tribuna sferzata dal vento gelido di tramontana, al fianco la compagna Olga, Paolo Berlusconi il presidente del Monza e Danilo Pellegrino ad di Fininvest una fila più avanti, Adrianone deve aver pensato che Gytkjaer o Mancuso, non sono certo Oliver Bierhoff. Il tedesco, al primo colpo utile, firmò il sigillo, il danese ne ha sfiorati due su golosi palloni arrivati in area nel giro di pochi minuti senza riuscire nel tocco chirurgico. È scontato invece che quel volo di Di Gregorio, il portiere di proprietà Inter, sul recupero della prima frazione, deve avergli suggerito il suggestivo paragone con la prodezza di Abbiati a pochi rintocchi dalla sirena, una prodezza che garantì al portiere milanista dell’epoca l’eterna gratitudine dell’ad e del club rossonero («A Christian rinnoverò sempre il contratto ricordando quella parata» fu la successiva confessione).

Così il Monza alla fine di una notte di modesto talento, affondato dalla stoccata di Ferrarini, si è ritrovato invischiato nella trappola infernale dei play-off. Aveva già tremato Galliani sulla traversa schiantata da De Luca e ha ricominciato a farsi assalire dagli incubi del passato, da quel 1 luglio del 1979, lo spareggio di Bologna perso 2 a 0 con il Pescara di Antonio Valentin Angelillo. Perché il calcio è anche questo, corsi e ricorsi che non coincidono e non solo perché sono cambiati i protagonisti e i tempi.

Era successo anche un anno fa, con un altro Monza, un altro tecnico sulla panchina, Brocchi, un altro team nel frattempo riveduto e corretto: fu Cittadella la “stazione” finale dove il Monza e i suoi sogni di conquista storica della serie A dopo 110 anni giusti, si interruppero bruscamente. “Riproviamoci” giurarono tutti in coro nell’estate successiva, da Galliani a Giovanni Stroppa, il nuovo allenatore. Il passaggio diretto e trionfale è stato interrotto in una serata di tramontana a Perugia.

Da qui bisognerà ripartire e ritrovare energie ed entusiasmo per saltare sull’ultimo vagone ancora libero. Da oggi comincia un’altra storia, un altro torneo e anche un’altra rincorsa e riprovarci è diventato un punto d’onore.

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