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Galliani sceglie il low profile. Ma già a fine anni Ottanta proposta e problemi erano al centro del dibattito

Tema Superlega: l’amministratore delegato biancorosso e quelle parole del patron Berlusconi, ai tempi della presidenza rossonera

Il tackle a piedi uniti sa­rebbe stato più facile, so­prattutto dopo che l’iniziati­va si è persa a fondo campo come un lancio fuori misu­ra. Eppure Adriano Galliani, sicuramente il più titolato a di­re la sua sulla vicenda, ­visti curriculum e ambizioni , pre­ferisce tenere un profilo basso. Ha vinto tutto con il Milan, cer­ca di portare in Serie A un Mon­za pescato in C e oggi in corsa ai vertici della cadetteria. Lui che è stato anche primo refe­rente della Lega Calcio, la sua parola potrebbe spenderla. Pe­rò “su questa cosa, mi scuso, ma preferisco non esprimer­mi”, spiega.

Rimandando alla posizione espressa da Antonio Tajani, coordinatore di quella Forza Italia con cui Galliani è divenuto senatore. “Si trovi un punto di incontro tra Uefa e grandi club europei”, aveva spiegato a inizio settimana, quando ancora l’implosione del progetto era di là da compiersi. “È impensabile, però, pregiudi­care campionati nazionali e Champions League. Ma va con­siderata l’importanza dell’industria dello sport. In Italia aiutare il settore che sta pagan­do un prezzo enorme a causa del Covid­19”.

Un po’ come dire che il pro­getto di per sé aveva formula­zioni e approcci sbagliati, che ne hanno viziato l’esito, ma racchiudeva al suo interno un grido d’allarme non ignorato già anni addietro proprio da Sil­vio Berlusconi, ora patron del Monza, ai tempi della sua presi­ denza rossonera. Questo per­ché la formula di un campiona­to continentale che potesse consentire certezze gestio­nali ed economiche avrebbe consentito di evitare, allora come oggi, una “inutile de­magogia: le formazioni di un certo livello, capaci di con­tare su un grosso pubblico e su incassi conseguenti, devono avere il diritto a com­ pere tra di loro”, disse in un’intervista rilasciata nel maggio ’88 ad Alberto Costa per il Corriere della Sera. Perché il tempo passa, le idee restano. E spesso anche i problemi. Si legge su “Il Cittadino”.

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