Tema Superlega: l’amministratore delegato biancorosso e quelle parole del patron Berlusconi, ai tempi della presidenza rossonera
Il tackle a piedi uniti sarebbe stato più facile, soprattutto dopo che l’iniziativa si è persa a fondo campo come un lancio fuori misura. Eppure Adriano Galliani, sicuramente il più titolato a dire la sua sulla vicenda, visti curriculum e ambizioni , preferisce tenere un profilo basso. Ha vinto tutto con il Milan, cerca di portare in Serie A un Monza pescato in C e oggi in corsa ai vertici della cadetteria. Lui che è stato anche primo referente della Lega Calcio, la sua parola potrebbe spenderla. Però “su questa cosa, mi scuso, ma preferisco non esprimermi”, spiega.
Rimandando alla posizione espressa da Antonio Tajani, coordinatore di quella Forza Italia con cui Galliani è divenuto senatore. “Si trovi un punto di incontro tra Uefa e grandi club europei”, aveva spiegato a inizio settimana, quando ancora l’implosione del progetto era di là da compiersi. “È impensabile, però, pregiudicare campionati nazionali e Champions League. Ma va considerata l’importanza dell’industria dello sport. In Italia aiutare il settore che sta pagando un prezzo enorme a causa del Covid19”.
Un po’ come dire che il progetto di per sé aveva formulazioni e approcci sbagliati, che ne hanno viziato l’esito, ma racchiudeva al suo interno un grido d’allarme non ignorato già anni addietro proprio da Silvio Berlusconi, ora patron del Monza, ai tempi della sua presi denza rossonera. Questo perché la formula di un campionato continentale che potesse consentire certezze gestionali ed economiche avrebbe consentito di evitare, allora come oggi, una “inutile demagogia: le formazioni di un certo livello, capaci di contare su un grosso pubblico e su incassi conseguenti, devono avere il diritto a com pere tra di loro”, disse in un’intervista rilasciata nel maggio ’88 ad Alberto Costa per il Corriere della Sera. Perché il tempo passa, le idee restano. E spesso anche i problemi. Si legge su “Il Cittadino”.