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Casiraghi: “Monza, c’è tutto per la A. Ora un ciclo decisivo”

L’ex attaccante parla dei suoi “pari ruolo”: “Balotelli? Avuto in Nazionale, era veramente forte. Sa solo lui dov’è mancato”. La sua intervista al “Giornale di Monza”

Dall’Oratorio di Mis­saglia fino al Rose Bowl di Pasa­dena. Dal Sada a Stamford Bridge passando per Delle Alpi e Olim­pico. Chilometri, botte prese e date, acrobazie figlie della tenacia: la Brianza e il suo spirito nel sangue di Pierluigi Casiraghi, alias “Bison­tino”, alias “Tyson”. “Non ero pro­ prio uno che si tirava indietro”. Nossignore. Juventus, Lazio, Chel­sea. Due Uefa e una Supercoppa alzata al cospetto del Real, l’oro mondiale sfumato ai rigori col Bra­sile. Lampi, istantanee di una carriera da 523 presenze e 141 gol, tra Nazionale e club, iniziata in bian­corosso.

“Settore giovanile a 10 anni, a 16 l’esordio con Alfredo Magni. Me l’aveva detto il mio allenatore degli Allievi, Francesco Brignani, sulla sua Fiat Uno bianca. Non me l’a­spettavo: ero un ragazzino e pensavo solo a giocare. Quattro sta­gioni, una coppa in C e una pro­mozione in B con Pierluigi Frosio. Anni speciali perchè vissuti nella squadra della mia città: Francesco Antonioli, Massimo Brioschi, Anselmo Robbiati… C’era un gran settore giovanile”.

Poi il patto di non belligeranza tra Milan e Juventus per te e Mar­co Simone.
“Sì, ho sfiorato il Milan di Gal­liani più volte. Allora in biancoros­so c’erano Marotta , ora all’Inter, e Carnevali, ora al Sassuolo. Gli avversari più forti? La difesa ros­sonera con Maldini, Baresi, Costacurta. I compagni migliori? Zo­la , Albertini, amici tuttora. Ma an­che Signori”.

Il Monza di oggi?
“Sulla carta superiore, ma non è sinonimo di primato come è evi­dente dalla classifica. È il favorito, tutte lottano in maniera diversa. Cristian Brocchi ha un’idea di cal­cio ben precisa, non è facile giocare bene con una rosa così ampia e non sempre ci sono giocatori adatti: ci vuole tempo per avere sia risultati che gioco, ma è lì a pochi passi dalla A. Con gente già pronta”.

Balotelli, Boateng…
“Mario l’ho avuto in Under 21, non aveva ancora 20 anni: era ve­ramente forte, rispetto ai coetanei e ai più grandi. Adesso non è così, fa un po’ fatica. Solo lui sa dove è mancato, il tempo purtroppo non torna. Boateng ha più personalità di tutti, si prende le responsabilità nei momenti difficili. In un campionato atipico, è naturale possa soffrire un po’ atleticamente”.

Ti rivedi in qualche punta?
“Diaw e Gytkjaer sono molto diversi. Il primo ha spunto ma fa­tica spalle alla porta, il secondo fa ottimi movimenti in area e i suoi gol li ha segnati”.

Da ex Ct Under 21: Frattesi e Pirola.
“Frattesi mi piace molto: una mezz’ala moderna, dinamica, se vogliamo un po’ alla Barella. Con­tinuità, corsa, qualità: fa sempre ottime partite e a volte capita quella in cui fa benissimo. Pirola ha molta personalità, gioca nonostante “ri­vali” come Paletta e Scaglia, si­gnifica che garantisce affidabilità in un ruolo delicato: è un grande me­rito, lui invece è sulla falsa riga di Bastoni”.

Promozione diretta?
“Questo ciclo con le “piccole” è decisivo: in caso di filotto, sì. E sarebbe giusto”.

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