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Carlos Augusto, talento e sudore: “È un Monza da A”

Classe brasiliana e disciplina tattica. L’esterno guida la volata promozione. La sua intervista a “La Gazzetta dello Sport”

Il mancino di Carlos Augusto è educato alla ginga brasiliana, quel coraggio istintivo che ti scorre nel sangue, la velocità in cui il pensiero si traduce in palleggio, cambi di passo, dribbling, passaggi smarcanti, tiri spettacolari. Ma anche in Brasile il calcio è cambiato, e specie in un terzino oggi richiede disciplina tattica, preparazione fisica, insomma tanto sacrificio. «In Brasile è dura per un giovane trovare spazio in una grande squadra – ammette il 30 biancorosso –. Io mi sono fatto da solo, ho sempre lavorato tanto, cercando di dare il massimo e di sfruttare le opportunità. Così sono diventato titolare nel Corinthians».

È vero che da ragazzino la chiamavano “gamba di legno”?
«Confermo. Gli amici mi prendevano in giro perché non centravo mai la porta. Anche per questo ho deciso di fare il calciatore, per dimostrare a tutti che ce la potevo fare davvero e che sarei potuto arrivare in una squadra professionista. Ho coronato il mio sogno».

Il Monza viene dalla brutta sconfitta in casa col Venezia, cosa non ha funzionato?
«Difficile dirlo, perché lavoriamo ogni giorno per l’unico obiettivo: andare in Serie A. Purtroppo col Venezia non avevamo la giusta carica che spesso abbiamo dimostrato di avere».

E in generale, a cosa è dovuta questa altalena di risultati?
«La continuità di risultati non la puoi allenare, sappiamo che ultimamente ci è mancata un po’ e stiamo facendo di tutto per migliorare e per vincere più partite possibile. Sappiamo che ne mancano otto, otto finali in cui dobbiamo dimostrare di essere una squadra forte, una squadra da Serie A».

Abbracci veri in campo e in panchina dopo il suo ultimo gol alla Reggiana due turni fa. Il gruppo c’è, ripartite da lì?
«Sì. Quel gesto dopo il gol alla Reggiana mi è venuto istintivo perché amo questo gruppo, e tutti insieme possiamo e vogliamo farcela. Magari può essere un singolo a risolvere una partita, ma poi si vince tutti insieme, solo così possiamo raggiungere il nostro obiettivo».

Chi teme di più nella corsa per il secondo posto?
«Tutte le squadre in lotta con noi sono temibili. Se devo fare un nome, per la storia che conosco, il Lecce è fortissimo e ora sta anche molto bene. Ma dico anche che non siamo inferiori e possiamo dimostrare che siamo più forti».

Entella, Pescara, Ascoli e Cremonese subito in fila: il calendario vi sorride, può essere determinante?
«Purtroppo in B non esistono partite facili, ogni squadra dà sempre qualcosa in più contro di noi, ormai lo sappiamo. Ma dobbiamo cercare di mantenere la mentalità vincente a prescindere dall’avversario».

Tre reti e due assist in campionato e la fascia sinistra blindata: primo bilancio positivo?
«Positivo, ma il mio primo obiettivo è arrivare in Serie A col Monza. Se falliamo, tutto quello che faccio a livello individuale perde di importanza».

La scorsa estate era nel mirino di alcuni club di A, anche Roma e Inter si sussurra. Ma l’ha spuntata il Monza.
«Perché ho pensato fosse il meglio per me, per il progetto e per l’importanza del club. Lo penso ancora: il Monza è stata la scelta giusta, il progetto è grandioso e spero di farne parte a lungo».

Quando vi carica il carisma e la passione di Berlusconi e Galliani?
«Tantissimo. Sapevo quanto fossero importanti nel calcio. Ma non pensavo avessero la stessa voglia di vincere di noi giocatori. È sempre bello ricevere le loro visite, ci trasmettono grande carica».

Lei parla spesso di cibo: le manca il churrasco, ma in Italia di alternative ce ne sono…
«Il churrasco non può non mancarmi… Ma qui il cibo è eccellente, mi piace molto la pasta. Purtroppo sono andato poco al ristorante perché siamo stati spesso in zona rossa a Monza. Vivendo da solo mi cucino, ma faccio cose semplici, petto di pollo soprattutto, non sono un grande chef…».

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