
La Gazzetta dello Sport dedica un articolo alle serie “minori” che rischiano di pagare pesantemente la crisi economica
Se il grande calcio rischia un serio ridimensionamento per colpa del virus, quello di Serie B e C potrebbe anche morire. La distanza con la Serie A, già enorme, potrebbe ora dilatarsi con effetti inimmaginabili.
Da ieri sono definitivamente conclusi i campionati giovanili. E la Serie B e la C? Devono essere i prossimi tornei a preoccuparsi? Qualcuno ha già lanciato l’allarme: se anche si ripartisse, molti club non sarebbero in condizione di iscriversi perché non potrebbero affrontare le spese cui si va inevitabilmente incontro. Né potrebbero invocare una solidarietà da parte della A che già chiede aiuto.
Giocare a porte chiuse in B e C significherebbe giocare in perdita per l’azzeramento delle entrate da biglietti. Ma c’è di peggio: sarebbe uno scenario quasi impossibile, soprattutto in Lega Pro, perché forse nessun club può garantire l’osservanza delle nuove regole sanitarie.
C’è una riforma ancora più pressante delle altre: quella della B e della C. Struttura dei campionati, squadre partecipanti e canali di entrate. Tutto. Bisogna intervenire per salvare tornei, squadre e anche grandi città fortemente radicate nella cultura e nella tradizione calcistica. Non possiamo permetterci che tutto questo scompaia.
