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Per Izzo una richiesta shock: la ricostruzione dei fatti

Concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva: il pm propone 4 anni e 10 mesi La giustizia sportiva si era già espressa con una squalifica di 18 mesi, ridotti a 6 nel 2017

A oltre 8 anni di distanza dai fatti contestati, arriva la pesante richiesta dell’accusa per la vicenda che coinvolge Armando Izzo, dalla scorsa estate difensore del Monza in prestito dal Torino con obbligo di riscatto a fine stagione per 4.5 milioni (in caso di permanenza in A dei brianzoli). Ora rischia una condanna a 4 anni e 10 mesi. Scrive Tuttosport.

E’ quel che ha richiesto il pm Maurizio De Marco della Dda di Napoli, imputandogli i reati di concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. Per gli stessi fatti, su Izzo si era già espressa la giustizia sportiva negli anni scorsi, con una condanna che, nel maggio 2017, aveva ridotto la squalifica da 18 a 6 mesi e una ammenda che passava da 50mila a 30mila euro. All’epoca, Izzo giocava in A nel Genoa, i fatti invece risalivano alla sua militanza nell’Avellino, alle presunte combine di due partite, col Modena del 17 maggio 2014 e con la Reggina il 25 dello stesso mese. Izzo era accusato di associazione finalizzata ad alterare i risultati delle partite (articolo 9 del codice di giustizia sportiva).

In quel caso l’accusa della Procura Federale era arrivata a chiedere 6 anni di squalifica

Ora, nell’anno in cui Izzo è diventato un trentenne, sta arrivando il conto della giustizia ordinaria. Il rinvio a giudizio risaliva al 12 marzo 2018, Izzo sceglieva il rito ordinario, a differenza degli altri colleghi accusati per le presunte combine, Pini e Millesi, che hanno scelto quello abbreviato e sono già stati condannati. Una vicenda che nel frattempo non ha impedito a Izzo di essere convocato in Nazionale, chiamato sia da Ventura sia da Mancini (3 presenze totali).

Il collaboratore di giustizia Antonio Accursio, capo del clan Vannella Grassi di Secondigliano, in un interrogatorio per la Dda di Napoli, raccontò la sua versione per i fatti di Avellino. Disse agli inquirenti che Izzo, nato a Scampia il 2 marzo 1992 e rimasto orfano di padre dall’età di 10 anni, era suo parente, nipote di uno dei fondatori del clan e ciò favorì la combine delle partite con Modena e Reggina sulle quali il suo clan aveva deciso di scommettere.

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