“La “brava persona”, la foto dell’88 e la fame dei giocatori”
A volte ritornano e trovano chi ha molta fiducia in loro. Anche perché in questo caso c’è da inseguire la Serie A, un traguardo sempre sfuggevole, un approdo puntualmente dissoltosi sul più bello. Pure quest’anno. L’ingaggio di Giovannino Stroppa, neo allenatore del Monza, è perciò considerato positivamente da Gaetano Galbiati, 67 anni a dicembre, brigadiere capo dei Carabinieri ora in pensione.
Galbiati, dirigente della Fiammamonza, conosce bene le vicende biancorosse anche perché per oltre 30 anni è stato in servizio (dapprima allo stadio Sada, poi al “vecchio” Brianteo) durante le partite del Monza. “Già da ragazzo – spiega – avevo una simpatia per il Monza: avevo visto lo stemma sul l’album delle figurine Panini e mi era subito piaciuto”.
La simpatia verso il club biancorosso diventa passione vera nel 1971, quando Galbiati viene trasferito a Monza per motivi di servizio. “In effetti – pre cisa – facevo parte del Nucleo Radiomobile, ma la domenica ero sempre allo stadio a seguire il Mon za, sempre in uniforme”.
Una presenza costante che gli ha permesso di diventare amico di tanti giocatori e allenatori. Tra questi ultimi un posto speciale l’ha avuto Guido Mazzetti, nato nel 1916 e morto nel 1997. Mazzetti, inquilino della panchina biancorossa dal 1982 al 1984, nella sua prima stagione monzese fu l’artefice di una rimonta che portò il Monza in settima posizione nel campionato di Serie B.”Una persona come Mazzetti – aggiunge – non si può dimenticare. Tra i giocatori, invece, ricordo volentieri Loris Pradella e Giovanni Stroppa”.
Pradella, classe 1960, giocò con il Monza dal 1981 al 1983, per un totale di 70 presenze e 24 reti. Nella stagione 1988 1989 militò nella Sampdoria in Serie A: come attaccante primo sostituto della coppia costituita da Gianluca Vialli e Roberto Mancini, venne utilizzato in campionato 20 volte e realizzò due gol. Si prese la soddisfa zione di contribuire alla conquista della Coppa Italia.
“Pradella e Stroppa – ricorda Galbiati – erano ragazzi alla mano e cordiali, mai altezzosi. Stroppa era capace di giocate da favola. Al Monza giocò con Gigi Casiraghi: Stroppa era la fantasia, Casiraghi la potenza. Se Stroppa avesse avuto un po’ più di fortuna da calciatore, avrebbe potuto fare una carriera migliore. Ho una foto fatta nel 1988 che ritrae Giovanni e mio figlio Stefano, che allora aveva nove anni. Penso che la società abbia fatto bene a puntare su di lui: è una brava persona, come allenato re ha una certa esperienza. Per quanto riguarda la rosa, ritengo che occorrano 6/7 elementi di categoria per puntare alla Serie A. Serve gente che ha fame, che vuole crescere. Il capitano Andrea D’Errico, in ogni caso, non si tocca: è uno di quelli che non mollano mai”.