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Boateng: “Brocchi mi dà idee per aiutare gli altri. Se porto il Monza in A…”

Il numero 7 biancorosso: “Io porto esperienza, certo tanti ragazzi mi dicono che hanno impressione a vedermi nello spogliatoio”

Intervistato da Diletta Leotta, a DAZN, Kevin-Prince Boateng ha toccato tanti tasselli del suo passato, e del suo presente, da calciatore, a partire dall’attuale esperienza al Monza: “A Monza ho rispetto per i miei compagni, loro mi rispettano. Io porto esperienza, certo tanti ragazzi mi dicono che hanno impressione a vedermi nello spogliatoio: ma questo li aiuta a crescere, avere campioni in spogliatoio ha aiutato anche me quando ero ragazzo. Brocchi ha la sua idea di calcio, mi dà idee per aiutare anche gli altri. Poi beh, a 33 anni a giocare a calcio sono capace, a quest’età è tutta una questione mentale: io credo al 100% nel mio fisico e nella mia mente”.

Un ricordo amaro, quello del passaggio agli Spurs: “Quando ero giovane, al Tottenham, sì sì è vero: ho comprato tre auto di lusso in un giorno, ma dietro c’era tanto dolore. Cercavo di comprare la felicità. Non ero contento, non giocavo, non stavo bene e allora cercavo altro. Certo, cambierei quella parte del mio passato: spesso mi sono affidato solo al mio talento e, col talento che ho, senza essere arrogante, avrei potuto fare molto di più. Anche se ho fatto comunque una bella carriera”.

“Sì ora ho il numero 7 come molti grandi. Cristiano Ronaldo è una macchina da guerra, è impressionante quanto si gestisca bene: tutti i giovani dovrebbero avere lui come idolo”.

Prima del Monza, la stagione alla Fiorentina, dove ha stretto un ottimo rapporto con Ribery e Chiesa: “Ribery è una persona troppo bella, ride sempre, è sempre felice: la sua facilità di gioco è fantastica. Lui è un vero amico, mi ha chiamato anche dopo la prima partita col Monza e l’aveva vista. Federico Chiesa è fortissimo, ha tutto come giocatore. Ora è pronto per il grande salto: arrivando alla Juve, allenandosi con Cristiano, può diventare un giocatore molto importante di questo mondo. Sì, un difetto ce l’ha: si veste malissimo. A causa del Covid non l’ho mai portato a fare shopping, ma devo rifargli l’armadio: è inguardabile”.

Infine una promessa da mantenere qualora il Monza conquistasse la sua prima storica promozione in Serie A: “Se porto il Monza in Serie A, mi invento un nuovo ballo per festeggiare”.

Il numero 7 biancorosso, poi, condanna così il razzismo: “Nel calcio non è cambiato nulla dal 2013: forse qualche multa in più, ma non è cambiato niente, è triste. Succede ancora, succede troppo. Il cambiamento viene da Fifa e Uefa: noi calciatori siamo importanti, proviamo a parlare, usiamo i social, usiamo le interviste, però se non parte da sopra è difficile per noi. Nel 2013 dicevo: spero che i bambini tra qualche anno non sappiano cosa significa il razzismo, e invece purtroppo se ne sente parlare più oggi di ieri. C’è bisogno di tutti, anche di chi non sa cosa voglia dire sulla sua pelle il razzismo”.

Battuta finale sull’esperienza al Barcellona: “Quei sei mesi sono stati incredibili: io all’inizio non ci credevo, pensavo mi cercasse l’Espanyol di Barcellona, non il Barcellona vero e proprio. Allenarmi con Messi mi ha lasciato senza parole: avevo sempre detto che Cristiano Ronaldo era il più forte del mondo, ma Messi è un’altra cosa, non è normale. Mi allenavo con lui e, per la prima volta nella mia carriera, mi sentivo scarso: faceva delle robe incredibili, mi veniva voglia di dire ‘lascio perdere, smetto di giocare’”.

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