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Monza, ambizioni e galateo: è un laboratorio per il futuro del calcio

Una nuova figura introdotta nel Monza per essere d’aiuto al mondo giovanile: dai giocatori fino ai genitori

La vision è stata chiara fin dal principio di questa storia: trasformare una società di calcio in un esempio da imitare. Come realizzarla? Attraverso una mission che parla sì di vittorie sul campo, offrendo però un’immagine diversa «basata su valori morali ed etici». Sono le parole che Silvio Berlusconi ha utilizzato il giorno in cui è tornato sulla scena calcistica da nuovo presidente del Monza. Lo riporta il Corriere dello Sport.

IL PRECETTORE SPORTIVO. Ma è un percorso che si costruisce nel tempo, a partire dai ragazzi. Di questo si occupa il precettore sportivo Paolo Marchesini, ex calciatore cresciuto nelle giovanili del Bologna, una figura introdotta proprio dal duo Berlusconi-Galliani. «Il precettore è un modello di vero educatore – ci racconta – Non insegna imponendo nozioni dalla cattedra, ma propone e condivide suscitando interesse nel vissuto. Non è lo specialista distaccato che esercita un mestiere, bensì l’adulto partecipe che testimonia una vocazione». Con un’esperienza trentennale nell’Ermeneutica dell’Espressione Sportiva, Marchesini si allena sul campo con le squadre e agisce su 5 livelli: i giovani (circa 100 nel vivaio monzese, fascia d’età 15-18 anni), i loro genitori, gli allenatori, gli accompagnatori e i sanitari. In un ricco programma di 110 argomenti approfondisce le questioni spinose, disinnesca i conflitti, mostra le buone maniere e contribuisce alla creazione di un clima positivo nell’ambiente. «Il giovane interessato a educarsi al valore della correttezza difficilmente compie errori di comportamento» è il messaggio di Marchesini.

RISULTATI. Questi i risultati raggiunti durante il primo anno e mezzo di lavoro con il precettore sportivo: «Spirito di gruppo meglio rafforzato e atmosfera d’allenamento più produttiva, abbattimento progressivo di ammonizioni ed espulsioni fino all’80% e semplificazione per l’intero lavoro di allenatore e staff». Tra i fini educativi che si è posto il Monza, neopromosso in Serie B, vi è la prevenzione di derive come bullismo, razzismo, disvalore e disinteresse. Il filosofo-dandy che educa i giovani biancorossi utilizza una metafora: «Le tenebre si contrastano con la luce. Si tratta di decidere se farlo con una sola candela o con un intero impianto d’illuminazione. Purtroppo questi e altri fatti degradanti accadono ciclicamente, ergo la soluzione non sta “a valle” in iniziative estemporanee, ma “a monte” in veri progetti lungimiranti di solido lavoro infrastrutturale. Noi realizziamo i secondi».

INVESTIMENTO. Qui tante anime coagulano verso un obiettivo comune e imprescindibile. «Al Monza i giovani (quotidianamente) e i genitori (mensilmente) sono protagonisti delle attività educative, ma pure gli allenatori ne beneficiano per soluzione predisposte e tempo risparmiato nel loro impegno lavorativo. Ad attuare questa prassi in Italia siamo i primi ed unici». In Brianza l’educazione diventa un modello e assume i contorni di un asset strategico del club. Berlusconi e Galliani spendono in cultura, ma lo considerano un investimento per formare uomini, cittadini e calciatori migliori.

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