Il Corriere dello Sport scrive questa mattina dell’attaccante svedese. Un lungo pezzo dedicato al giocatore del Milan. Un sogno invece dalle parti di Monzello
Al suo ritorno in Europa, questa macchina di calcio usato e garantito chiamata Zlatan Ibrahimovic, ha messo insieme 15 partite, delle quali 13 da titolare. Con una media di 74 minuti giocati, 7 gol segnati con quasi tre tiri in porta a partita, 4 assist. 43 palloni toccati ogni volta che è andato in campo. Secondo ciò che si può esprimere in numeri, in base all’algoritmo del sito Who Scored che li traduce tutti insieme in un voto in decimali, Ibrahimovic è stato uno dei 10 migliori giocatori di questa Serie A. Pur arrivando solo a gennaio. Dopo viene anche il resto, viene quell’apporto aggiuntivo non misurabile e già molto celebrato, fatto di personalità, di trasmissione del sapere e di fiducia ai compagni, di consapevolezza. Quella piccola o grande dose variabile di mistero che ogni squadra porta con sé sul campo e che quasi mai sappiamo spiegare.
Come può immaginare adesso il Milan di rinunciarvi? La seconda domanda è: come può immaginare il Milan di lasciare Pioli senza Ibra?
Lo slancio vitale di Ibra è seducente e allo stesso tempo deruba una squadra della capacità di saperne fare a meno. Ibra non ha limiti. Può trattar male in pubblico il boss Gazidis senza provare imbarazzo e allo stesso tempo può immaginare di andarsene a giocare in Serie B col Monza, per simpatia. A patto che l’Iban non si accorga della differenza (giustamente). Lo scrive questa mattina il Corriere dello Sport.