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Il Governo “abbandona” il calcio. In Lega Pro società in ginocchio che rischiano di scomparire

Focus de Il Corriere dello Sport sulla situazione economica legata alle serie minori del calcio italiano, e dunque anche sulla Serie C

Hanno lasciato solo il mondo del calcio che sperava in un aiuto immediato (e soprattutto forte) dal governo deve continuare ad attendere. Almeno fino a dopo Pasqua. Più realisticamente fino a fine mese. Il decreto legge dell’8 aprile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale (contiene misure urgenti in materia di accesso al credito, di adempimenti fiscali per le imprese e di proroga dei termini amministrativi) non è stato salutato con un boato di gioia dai club. Qualche piccolo vantaggio per combattere le difficoltà legate alla liquidità c’è: lo avranno soprattutto le società dilettantistiche. Mentre le altre potranno contare su finanziamenti garantiti da parte dello Stato e sulla facoltà di ricapitalizzare entro dicembre le perdite che hanno intaccato il capitale sociale oltre una certa percentuale.

Per risolvere i problemi di tante squadre di B e Lega Pro che sono in ginocchio e rischiano di scomparire però ci vuole altro. Non a caso ieri nel tavolo tecnico con tutte le componenti della Figc si è parlato dei criteri per l’iscrizione ai prossimi campionati, cercando la giusta formula per tutelare gli stipendi futuri dei tesserati e per non affliggere i proprietari con fideiussioni troppo onerose da presentare a garanzia in estate. Materia delicata e non semplice da normare (giovedì nuovo incontro), ma il presidente Gravina sta lavorando con grande attenzione perché il grido di dolore che arriva soprattutto dalle serie inferiori è impossibile da non ascoltare.

SCOMMESSE E CASSA. Il provvedimento che darebbe al sistema calcio i benefici più rapidi è la sospensione per una sola stagione sportiva del “divieto di pubblicità giochi e scommesse” contenuto nell’articolo 9 del “decreto dignità”. Poter contare di nuovo su partnership con le imprese del betting, marchi da mettere anche sulle maglie da gioco, darebbe una grande mano a livello di liquidità e permetterebbe al sistema calcio italiano di lottare ad armi pari con gli altri Paesi. La politica però per il momento non è d’accordo.

E poi c’è la creazione di un “fondo salva calcio” dove dovrebbe confluire l’1% della quota totale delle scommesse relative a eventi sul mondo del pallone. Questi soldi finanzierebbero la creazione di nuovi stadi e impianti (oggi in Lega riunione dell’apposito tavolo di lavoro). Più facile che arrivi questo ok? Non esattamente perché anche in questo caso il governo è orientato verso il no.

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