Il capitano incarna perfettamente i valori della squadra di Palladino: è il punto di riferimento in campo e fuori
Il cuore e la ragione, il sentimento e i numeri. Matteo Pessina è il manifesto della duttilità del Monza in mezzo al campo. Laddove cioè nell’ultimo periodo sono mancati sia Stefano Sensi sia Nicolò Rovella senza che le loro assenze procurassero un rallentamento dei brianzoli. Scrive La Gazzetta dello Sport.
Numeri
Pessina, che di questo Monza è il capitano, ha anche spostato il suo raggio d’azione. E al suo fianco Raffaele Palladino ha alternato Filippo Ranocchia e José Machin. Con buonissimi risultati perché nel 2023 il Monza ha pareggiato a Firenze e preso un punto anche contro l’Inter. Ciò testimonia la bontà della rosa dei brianzoli e del centrocampo nello specifico. Pessina per altro ha un paio di statistiche sottolineate da Opta che ci aiutano a delineare il suo lavoro finora. Innanzitutto quella sulla distanza percorsa palla al piede: 2 chilometri e 402 metri in tutto.
Una cifra che lo sistema appena giù dal podio della Serie A dietro a Nicolò Barella dell’Inter (2.521 metri), Stanislav Lobotka del Napoli (2.473) e Nemaja Radonjic del Torino (2.425). Una della caratteristiche migliori di Pessina è l’allungo palla al piede, il che consente al monza in un solo momento di concentrare l’attenzione avversaria su un giocatore sfruttando gli inserimenti degli altri e di sfruttare la forza di Pessina. E poi, l’altra statistica, riguarda curiosamente i dribbling del capitano.
Tra i giocatori con più di 10 dribbling completati in Serie A solo Tanguy Ndombélé del Napoli (75%) ha una percentuale più alta di dribbling riusciti rispetto a lui (64.71) nella massima serie. Dribbling e corsa, cuore e ragione. Il cuore di tentare una giocata sorprendente, di illuminare una soluzione per uscire dall’empasse. E la ragione di correre palla al piede, per raggiungere la meta più velocemente.