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Galliani: “Europa obiettivo a lungo termine. Ecco perché abbiamo rivoluzionato la squadra”

L’amministratore delegato biancorosso si è raccontato in una lunga intervista raccontando i suoi sogni

Adriano Galliani si è raccontato a SportWeek. Di seguito le parti più interessanti e inerenti al mondo Monza.

La sospirata promozione era stata, in qualche modo, programmata.
Era un obiettivo fin da quando Silvio Berlusconi, nel settembre del 2018, ha accettato la mia proposta di acquistare il Monza. Ma riuscirci così rapidamente non era poi così facile. In quei primi minuti, stracolmi di gioia, di festa a Pisa ho pensato a mia mamma che mi portava allo stadio San Gregorio, che poi sarebbe diventato il Sada, quando avevo 5 anni. Ho pensato che per le ultime partite avevo passalo più tempo nel Duomo di Monza che allo stadio. Ho pensato a quanti sacrifici e quante delusioni avevano avuto i tifosi del Monza in oltre un secolo. E ci è voluto Berlusconi al quale sarò eternamente grato. per fare storia e soddisfare una fame lunga 110 anni… Per tutto questo ho pianto come non mi era mai capitato per un evento sportivo. Perché la promozione del Monza in A è un legame fortissimo con le mie radici“.

E adesso raggiunto il traguardo della Serie A dove portate i sogni del Monza?
Mai mettere freno alle ambizioni, ma dobbiamo fare un passo alla volta. Ora l’obiettivo sarebbe fare un buon campionato e puntare nei prossimi anni a guadagnare un posto in Europa. Giocare per una Coppa“.

Avete rivoluzionato la squadra…
“Come dirigente ho vinto tutto quello che si può vincere, dalla Serie C al Mondiale per club, passando per la B, gli scudetti e le Champions. So per esperienza che Lega Pro, la B e la Serie A sono tre mondi, tre sport diversi. Per questo abbiamo cambiato così tanto puntando su una squadra di piena identità italiana”.

Qual è l’acquisto di cui è più orgoglioso?
“Sono felice che abbia accettato di venire con noi Matteo Pessina. È un monzese come me. Conosco il papà e ho conosciuto suo nonno… Lui è cresciuto nella Dominante, la stessa squadra nella quale avevo provato a giocare anch’io. Ero una punta, ero anche un buon attaccante, ma ero un lazzarone e non inseguivo nessuno… Nel 2015 l’avevo portato al Milan pagando quei 30 mila euro che consentirono ai curatori fallimentari di pagare gli stipendi dei dipendenti”.

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