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Bondò Akprò Maldini, così Palladino ha prevalso tatticamente a Genova

Diciamolo chiaro: Raffaele Palladino è un signor allenatore. A Genova il Monza vince 3-2 dopo un primo tempo in cui  i biancorossi sparigliano le carte da un punto di vista tattico. Akprò accanto a Bondò con Pessina mezza punta accanto a Djuric, dopo averci detto per l’intera stagione che Pessina in quel ruolo lui non ce lo vedeva, è semplicemente un colpo di genio.

È così che i biancorossi per mezz’ora nel primo tempo dominano la partita. Vanno in gol due volte con giocate incredibili che partono sempre dalle fasce, proprio quelle che Palladino in conferenza stampa aveva detto di temere di più del Genoa. Le due catene esterne Colpani Birindelli a destra e Andrea Carboni Dany Mota a sinistra,  fanno il bello e il brutto ( vista la pioggia) tempo. Il primo gol nasce proprio da un incrocio da sinistra di Carboni che lancia sulla destra per Colpani in area di rigore, tocco morbido per Pessina che va in gol in gol di testa da due passi.

La densità del centrocampo brianzolo confonde i giocatori di Gilardino che non riescono a contenere gli avversari. Dopo il primo gol al 7′, arriva il raddoppio al 22′ con una rete d’altri tempi in mezza  rovesciata, di Dany Mota. Ancora dalla fascia destra verso il centro, cross di Colpani su cui s’avventa Mota. Rete spettacolare. Il tabellino a quel punto dà un 67% di possesso palla al Genoa e il restante 33% al Monza. L’esatto contrario di quello che abbiamo visto almeno per metà stagione, in cui erano i brianzoli ad avere più possesso ma con pochi tiri in porta. Con l’avvento di Djuric, giocatore fondamentale che apre tutti i varchi grazie all’enorme mole di lavoro dei centrali di metà campo, il Monza ottimizza il suo gioco. Tiene meno la palla, ma la gioca molto meglio e tira spesso. Già al 25′ poteva esserci il terzo gol. Ancora Birindelli che cerca Colpani il quale scarta tre o quattro uomini sul vertice sinistro dell’area di rigore, lascia partire un tiro da fuori che si stampa sulla traversa.

Nel secondo tempo Gilardino mette in campo contemporaneamente Messias Retegui Gudmundsson e Malinovskyi e già al sesto trova un rigore (discutibile) per fallo di mano di Pablo Marì. All’interno di un criticabile arbitraggio tutto contro il Monza, arriva il gol di Gudmundsson. Di Gregorio para il rigore, in verità, ma la palla torna sui piedi della punta rossoblù, che insacca.

A quel punto il Monza rincula e su un errore di Akprò al 22′ della ripresa,  prende un secondo gol evitabile.  Lo segna Vitinha con un tiro arcuato su cui nulla può Digregorio. Per il Genoa arrivato il pareggio, arriva anche il pensierino di fare la festa agli avversari con la terza rete. Il Monza, infatti, non ha più il fiato del primo tempo. È in affanno sotto un diluvio d’acqua.

Non ha fatto i conti però con Palladino che dal cilindro tira fuori una tripla  sostituzione in pochi minuti. Prima toglie Colpani per inserire Kyriakopoulos. Poi toglie Akprò e Dany Mota inserendo  Valentin Carboni e Maldini. La catena di sinistra, completamente nuova, dà agio a Djuric di riprendere il suo incessante lavoro, pur essendo stato picchiato tutta la partita.  Passano neanche dieci minuti e su tambureggiante azione di Maldini -Djuric- Valentin Carboni, con tiro di quest’ultimo dopo la sponda del serbo, il portiere di casa para, si avventa Maldini e segna.

Palladino ha di nuovo cambiato l’assetto tattico: dal 4-2-3-1 passa ad un attacco a tre, con tre centrocampisti e quattro difensori. Il Genoa perde di nuovo la bussola.

Un altro colpo da maestro che dà la misura dell’allenatore del Monza. Non a caso già  conteso da parecchie grandi squadre

 

 

 

 

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