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Palladino: “Ho principi di gioco simili a Gasperini. Ma ho studiato da tanti”

Seconda parte dell’intervista dell’allenatore del Monza a La Gazzetta dello Sport

Raffaele Palladino ha rilasciato una lunga intervista alla rosea. Di seguito la seconda parte del suo intervento.

Quando è stato convocato da Berlusconi e Galliani per guidare la prima squadra?
«Non scorderò mai la telefonata che feci a casa, a mamma Rosa e papà Guglielmo. Mamma era spaventata, mi viene da sorridere a ripensarci. Mi disse “Ma sei sicuro? È difficile!”. Erano spaventati, poi hanno pianto di gioia dopo la vittoria contro la Juventus».

Le sue origini?
«Arrivo da Mugnano di Napoli e sono l’ultimo di quattro fratelli. Milena è la prima, una seconda mamma per me, poi Michele e Biagio, io il più piccolo. Siamo cresciuti in un unico palazzo costruito da mio padre. Pensava che la sua famiglia dovesse stare il più unita possibile. Ora che ci sono anche 8 nipoti, quel palazzo è abitato tutto da noi… Mia madre voleva tenermi vicino e per questo mi fece fare ballo, come i miei genitori. Con mia cugina mi cimentavo in balli da sala, mi piaceva, partecipavo alle gare, ma il calcio… era il calcio».

E che allenatore è?
«Mi piace unire lo staff con la squadra. Mi piace un rapporto sincero e umano pur con il rispetto dei ruoli».

Si può essere amici degli allenatori?
«Faccio un esempio. Quando andai a Crotone, con Juric in panchina, ero molto amico di Ivan. Ero in difficoltà. Serviva un po’ di distacco, pur restando amici».

E cosa ne pensa da tecnico?
«Conosco bene alcuni dei miei, siamo stati compagni, siamo amici. Amici, con distacco. Scelgo per il bene della squadra».

Dove finisce l’essere gasperiniano e dove inizia l’essere palladiniano?
«I principi di gioco sono molto simili a quelli di Gasp. Ma ho avuto anche Lippi, Deschamps, Ranieri. Ho preso un po’ da tutti e ho studiato io. La cosa più sbagliata è fare copia&incolla».

L’a.d. Galliani ha detto che da gennaio partirà un’altra Serie A…
«Ha ragione, parole fondamentali. Alla fine non abbiamo fatto niente, gennaio sarà tosto. Pensiamo alla salvezza prima di tutto, dobbiamo alzare il livello».

Di cosa è soddisfatto?
«Della gestione del gruppo, merito dei ragazzi. Siamo solidi».

Cosa si ricorda della sera dell’aggressione a Pablo Marí?
«La preoccupazione di non sapere. Ho avuto paura. Quando l’ho visto, tremava. Ma mi ha detto :“Torno presto mister”».

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