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La società sceglie Brocchi, ora onori e oneri da spartire

Il punto del quotidiano sulla situazione in casa biancorossa dopo la conferma del tecnico

Con quella squadra lì, dovremmo essere primi per distacco. Quando sei sotto, non è capace di reagire. Quando Brocchi cambia, cambia solo ruolo per ruolo e sarei capace anche io. Il campionario è ampio, ma soprattutto condiviso. Non da tutti, per carità. Perché un Monza così in alto non ce lo siamo mai goduto e al mister gli hanno dato 15 giocatori nuovi, mica è facile creare il gruppo. Si legge su Il Cittadino.

E poi hai voglia tu a far giocare uno come Diaw: con il nostro modo di giocare, non c’azzecca niente. Tribune diverse e più tribunale che Brianteo. Perché il Monza già spedito in A prima di iniziare la B, gli animi li accende eccome. Soprattutto quando le cose vanno male. E in questo girone di ritorno, male vanno. Quantomeno rispetto alle aspettative dei primi, che sono la maggioranza.

Quelli che tutti tranne Brocchi, quelli che con i milioni che la società ha speso, altro che
Empoli o Lecce. Hanno un bel da dire, quelli che stanno in minoranza. Soprattutto in una stagione senza tifosi allo stadio, quelli che la partita la guardano in piedi e non da seduti in tribuna. Se non anche in tv.

Tutti i punti persi con le ultime

Il Monza che d’estate spende più del Benevento, dominatore assoluto della scorsa serie cadetta, il passaggio diretto in A ora lo consegna ai bigliettini dei cioccolatini. Quelli che chissà, magari si avvera, ma intanto è solo un sogno. Lo dice la classifica, con i toscani in cima e il Lecce che nell’ultimo mese ha fatto il vuoto dietro di sé. Il Monza era già in A, si diceva, perché con quei due lì al comando mica si falliscono gli obiettivi.

Eppure se il Monza gioca così, ai playoff torna a casa subito, si affetta l’alter ego biancorosso. Giano bifronte e dottor Jekyll. I numeri, però, servono proprio a separare fatti da opinioni. Cinque punti persi con il Pescara, penultimo. Due punti persi, che a due minuti dalla fine potevano essere tre, con l’Entella fanalino di coda. E poi tre sberle a Reggio Emilia all’andata, altro pari con il Pordenone.

Tutte squadre quasi condannate alla C o in corsa per non esserlo. Troppo poco, anche in questa B in cui tutti perdono con tutti, per avere la fiducia nelle ultime cinque partite dell’anno. Le recenti batoste interne con Pisa e soprattutto­ Venezia sono ferite che non si sono cicatrizzate.

Il segnale forte

Troppo poco, ma non per la società. Che dopo il pareggio con gli abruzzesi ci ha impiegato 40 minuti, il lunedì dell’Angelo, per annunciare la conferma del mister. Quello che i più vedevano già lontano dai rimasugli della colomba, la stessa che non avrebbero neanche voluto fargli mangiare. È un segnale forte, quello della società, che forte lo è a detta di tutti. E qui non c’è mai stata discussione.

Con la conferma, il Monza ha alleggerito le spalle di Brocchi, che se non dovesse centrare l’obiettivo più volte dichiarato dagli stessi Berlusconi e Galliani, ora non ne avrebbe più la responsabilità diretta. Perché la società sceglie quel che ora è forse più difficile scegliere, cioè andare avanti insieme. Un rischio consapevole. Quando ci saranno da tirare le somme, se
Brocchi avrà fallito la responsabilità la spartirà con chi ora ci vede comunque il bicchiere mezzo pieno.

Ma se Brocchi centrerà l’obiettivo, il merito sarà inevitabilmente anche di chi ora dimostra di credere in lui, anche al dispetto dei santi e dei tifosi. Le chiacchiere stanno a zero, il teatrino dei partiti pro o avversi lascia il tempo che trova. Una cosa doveva essere fatta, ed è stata fatta: scegliere, assumendosi le responsabilità. Galliani è tornano in tribuna 43 giorni dopo Verona. Una partita più difficile l’ha appena vinta. Figurarsi se ha paura di giocarne una sul suo terreno più congeniale.

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