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Monza organizzato ma non crea occasioni da gol. Così non si va in A

Biancorossi che non riescono ad andare oltre il pareggio in trasferta contro il Parma

I fischi del pubblico del Tardini sono un’esplosione di amarezza e raccontano il disagio della gente che, illusasi in estate di poter fare una passeggiata in Serie B e guadagnare in scioltezza la promozione in A, si ritrova a penare come i dannati all’inferno. Il pareggio contro il Monza (il terzo consecutivo) è il segnale di qualcosa che non funziona, anche perché il Parma ha giocato più di mezz’ora in superiorità numerica (espulso Marrone al 17’ del secondo tempo) ed è stato capace di creare una sola occasione da gol (con Mihaila, al 40’). Troppo poco di fronte a un Monza perfettamente organizzato dopo essere rimasto in 10, e che in precedenza ha spesso tenuto il dominio del campo pur senza mai impensierire Buffon. Scrive La Gazzetta dello Sport.

Non si corre

La verità che esce da questa sfida è che tutt’e due le squadre sono malate. La Serie B, se affrontata a ritmi lenti e con un po’ di supponenza (come stanno facendo Parma e Monza), è una palude nella quale si rischia di restare invischiati a lungo. Non bastano i nomi altisonanti, non bastano le pseudo-idee tatticamente innovative: in campo si deve correre e, possibilmente, lo si deve fare a velocità più elevata degli avversari. A testimoniare il grigiore della sfida c’è il taccuino. Occasioni da gol per il Parma, tre in tutto: un tiro di Mihaila nel primo tempo, un colpo di testa di Mihaila nella ripresa finito sulla traversa, un’altra conclusione di Mihaila al tramonto della partita. Occasioni da gol per il Monza, zero. E quest’assenza di pericolosità, nonostante il possesso-palla, i fraseggi a metà campo e le sgommate sulle fasce laterali dove Colpani ha dato un po’ di vivacità (ma perché Stroppa lo ha inspiegabilmente sostituito?), è il dato più preoccupante per i brianzoli che hanno il secondo peggior attacco della categoria dopo quello del Pordenone (solo 7 gol realizzati in 8 partite). L’impressione è che il Monza, che ha perso per un infortunio al ginocchio sinistro Scozzarella dopo un quarto d’ora, arrivi facilmente sulla trequarti avversaria, ma poi non abbia l’uomo in grado di disegnare l’ultimo passaggio. Gytkjaer e Mota Carvalho hanno fatto scena muta, sia perché non sono giunti suggerimenti adeguati, sia perché i loro movimenti non sono mai stati in sincronia con quelli dei compagni.

Il rosso

Il Parma, come un diesel, ha provato ad accendere il motore dopo l’espulsione di Marrone. Decisamente troppo tardi. Anche perché ha manifestato una carenza di idee che è figlia della mancanza di ritmo in fase di costruzione e della mancanza di pressing che permetterebbe di recuperare velocemente il pallone e metterebbe gli attaccanti in condizione di affrontare i difensori avversari nell’uno-contro-uno. L’esasperante lentezza, invece, unita al fatto che qualche giocatore (Man su tutti) aspetta il pallone da fermo, produce il nulla assoluto. A poco serve mettere in campo punte su punte, come ha fatto Maresca nel finale (Inglese, Benedyczak, Bonny) se poi non c’è uno che le possa imbeccare o se non c’è (questo, forse, è l’aspetto più preoccupante) una manovra collettiva in grado di far giungere il pallone in zona-gol. I fischi del Tardini, dunque, sono la logica conclusione di questo noioso pomeriggio d’autunno.

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