Un’altra lezione di calcio, un’altra partita in cui la nazionale non pressa, non corre, non costruisce, nè aggredisce. Manca tutto. Anche la faccia.
Luciano Spalletti non trasferisce la ferocia alla squadra, la garra; l’Italia appare chiaramente priva di anima. Il risultato è che Darmian a sinistra e Di Lorenzo a destra vengono stabilmente pressati e superati. A centrocampo Barella non pressa mai, si perde Freuler nel primo tempo che entra in area, si aggiusta la palla e insacca alle spalle di Donnarumma. Siamo al 37′ del primo tempo e gli azzurri non hanno ancora visto la porta.
Fagioli si nota per i colpi di sole e per qualche verticalizzazione elementare e per non riuscire mai ad incidere. Anche lui sul gol di Freuler ha delle responsabilità sulla mancata copertura. Chiesa predica nel deserto, anche oggi, mentre Scamacca non la vede mai, sempre ottimamente pressato dalla difesa svizzera. La squadra non ha un gioco nè un centrocampo degno di questo nome, soprattutto però non ha il fisico. Impressiona vedere come qualunque team incontriamo ci surclassi fisicamente. Gli elvetici questa sera premono sulle fasce e avanzano a centrocampo senza trovare blocchi.
Vargas ad inizio ripresa dopo 30″ avanza sulla sinistra entra in area e la mette nel sette con un tiro a giro, mentre la difesa va a farfalle. La partita finisce lì, con lo stesso errore avvenuto già con l’Albania e che è la misura della nostra pochezza tattica e mentale.
Da quel momento la nazionale tenta una reazione o almeno ci prova, andando tuttavia a due all’ora, con la Svizzera che lascia qualche spazio per ripartire poi velocemente.
Colpisce il palo Scamacca su passaggio dell’ottimo Zaccagni, in una delle rare occasioni create, anche oggi entrato nel secondo tempo e anche oggi il migliore dei nostri. La Squadra ha in Fagioli un player che tenta qualche giocata verticale, ma si vede: non ha il passo. Questi ragazzi non corrono.
Se Antonio Conte, il sergente di ferro, i giocatori li fa allenare fino a farli vomitare, un motivo deve esserci.
Questi visti oggi con la maglia azzurra sono infatti degli atleti mancati, con un rendimento più vicino a dei dopolavoristi di un’azienda, che non a giocatori di una nazionale quattro volte campione del mondo e campione d’Europa in carica. Oggi siamo partiti con un 4-3-3 per poi finire con un irrazionale 4-2-4.
Segno evidente di un tecnico che non sa dare un gioco alla squadra, e che non ha contezza di quello che siamo come gruppo. Non sono solo sulle sue spalle le responsabilità di questa figuraccia, comunque. Tante le cause. Troppi soldi, troppi stranieri nel nostro campionato, troppa poca cattiveria. Siamo figli della cultura dell’ozio e della pancia piena.
Non abbiamo fame, non abbiamo rabbia, non abbiamo un allenatore che sappia allenare oltre alle gambe anche la testa. Non ci siamo mai stati, questa sera, non ci siamo mai stati per tutto l’europeo. Le nostre punte in quattro partite non hanno fatto un gol.
Serve cambiare tutto, a partire dalla panchina. Servirebbe un allenatore come Lippi, Conte o semplicemente Roberto Mancini. Ci sarebbe anche un certo Carlo Ancelotti cui fare riferimento. Anzichè farlo andare in Brasile. Serve soprattutto un preparatore atletico. In stile Ventrone. A Torino e a Londra, prima della sua scomparsa precoce, se lo ricordano bene.
Allenamenti in stile “marine” americani. Che tolgono il tempo ai giocatori per andare da tatuatori e parrucchieri. Quattro ore di corsa e ripetute e altre quattro di tattica. E poi a nanna. Fame e rabbia: queste sono le cose che mancano. Tanto esercizio e allenamento. Imparassero dall’atletica.